venerdì 29 agosto 2014

Randagi e da salotto: solo un gioco d’estate!


Sandro Bini , Sabwithcat  (Scansione da vintage print anni '90)

Forse oggi come oggi non sarebbe del tutto inutile ricordare che “fare il fotografo” significa fare le fotografie! Ovvero trascorrere una buona parte del proprio tempo sopratutto a fotografare ed andare a fotografare, e non a ritoccarle sul computer, nel tentativo (spesso vano) di renderle più belle, o a postarle sui social. In questa antica visione del mestiere la fotografia può essere interpretata come l’osso di un cane randagio che ha lungo scorrazzato per il mondo, o di un addestratissimo cane da riporto pronto a catturare le storie, oppure la visione più sorniona e distaccata di un gatto randagio o da salotto pronta per essere restituita al mondo in immagine. Non sorprende quindi l’amore e la predilizione per i cani e/o per i gatti di tanti fotografi. Per i primi basti pensare a Koudelka, Scianna, Moryama, Erwitt;  per i secondi a Van Der Elsken, Petersen, Araki.... Esiste uno stile felino e uno canino nella fotografia? E se si in che cosa si differenzia e sostanzia? E come potrebbe essere riconoscibile? Sarebbe divertente incasellare per gioco fotografi noti e meno noti in questa ipotetica divisione animalfotografica. Come sempre lascio volentieri il divertimento e il gusto a chi segue queste mie pagine!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Stephen Shore: felino

Avete presente quando i gatti mantengono uno sguardo fisso nel nulla e non staccano gli occhi da quel vuoto che per loro sembra essere ricco di significato?

Allo stesso modo le fotografie di Stephen Shore indugiano su pezzi di realtà che sembrano non avere nulla da dire. Scene statiche quotidiane che spesso lasciamo da parte. E che invece potrebbero dare molti spunti al nostro sguardo.

Me lo immagino così Shore, come un gatto sotto una macchina che osserva, scruta...e trova.